lunedì 18 giugno 2012

La traduzione giuridica nell’area aziendale

Traduzione legale in azienda
Mentre all’inizio comportava l’interesse unicamente delle grandi aziende e delle istituzioni internazionali, la traduzione legale ha progressivamente fatto il suo ingresso nella funzione corrente di un gran numero di attori economici. Con l’internazionalizzazione delle relazioni economiche, gli scambi di beni e servizi e le collaborazioni tra le imprese di nazionalità diverse si sono moltiplicati, producendo la richiesta di numerosi traduzioni di documenti giuridici: contratti, regolamenti, ecc.. Sebbene la tentazione di far realizzare tali tipologie di traduzioni da collaboratori interni all’azienda con buone conoscenze linguistiche sia assai diffusa, non bisogna trascurare il fatto che la traduzione giuridica è una disciplina altamente complessa che comporta una vera e seria specializzazione.
Quali sono le specificità? E come scegliere il giusto traduttore legale?
La caratteristica della traduzione giuridica
Contrariamente a numerosi settori della traduzione, quello che riguarda i testi giuridici non ha relazione con elementi obiettivi esistenti nella realtà, ma unicamente a convenzioni culturali. Tutti i testi giuridici, che derivino da instituzioni internazionali, nazionali, o da attori economici si appoggiano sempre, in maniera cosciente o incosciente, su quello che la ricercatrice Isabelle de Lamberterie  chiama l’’antecedente alla traduzione’ : ossia quegli schemi mentali e culturali che rendono estremamente complessa loro trasposizione nelle altre lingue.
I punti di difficoltà possibili :
-          Confusione possibile tra il senso ordinario ed il senso tecnico di uno stesso termine ;
-          Significati multipli nel medesimo vocabolo giuridico della lingua di origine ;
-          Diversità delle culture giuridiche per una medesima lingua, quando quest’ultima è parlata in diversi paesi, come per l’inglese, il francese o anche il tedesco.
La difficoltà risiede dunque nel conoscere il sistema giuridico nelle lingue di partenza e di arrivo, affinché i significati del testo di origine e della traduzione siano gli stessi. In effetti, l’unità di base su cui si effettua il lavoro è il testo nella sua globalità e non l’insieme delle parole che bisognerebbe tradurre letteralmente con il rischio di tradire il senso generale. Il testo di arrivo deve dunque essere equivalente  e non identico al testo di partenza ; anche se cio’ implica modifiche nella lunghezza o in un certo numero di termini, che potranno essere spiegati  unicamente tramite dei termini designanti la medesima cosa o tramite delle parifrasi.
Il professore Alain Lavaisseur cita come esempio la nozione di ‘quasi contratto’’, presente nel diritto civile francese, ma che non puo’ essere tradotta letteralmente. Una diffusa tendenza presente nella traduzione giuridica consiglia tra l’altro di importare tale quale il termine troppo complesso affinché ci si possa riferire d’emblée al contesto giuridico nel quale si iscrive.  
La traduzione giuridica deve dunque sapere decifrare l’insieme delle implicazioni contenute nel testo di origine e ricodificarle affinché queste implicazioni appaiano nel testo prodotto. Fare il contrario significherebbe sperare di comprendere le conseguenze di un testo di legge senza riferirsi  all’insieme degli altri testi ai quali il testo è legato e che gli forniscono peso e significato. Per questa ragione è fortemente consigliato di ricorrere a traduttori specializzati nel settore giuridico. L’abilità del traduttore consiste nel mantenere una completa obiettività nel proprio lavoro. Tale attitudine evita l’introduzione di interpretazioni del testo originale. Se nel testo di origine sussistono delle ambiguità o se una disposizione risulta incompatibile con il diritto del testo di arrivo, cio’ puo’ essere unicamente fortuito.