martedì 7 dicembre 2010

Traduttore "ieri e oggi" : tariffe, mercato e concorrenza

Ho iniziato da traduttrice agli inizi di questo terzo millennio e prima di intraprendere seriamente questa professione, ricordo di aver realizzato un sondaggio tra alcuni professionisti scelti a caso su un nascente e ora notissimo sito web nel settore traduzioni.
Ricordo che un traduttore francese residente in Italia mi dipinse uno scenario veramente nero, cercando di scoraggiare ogni mia velleità di traduttrice neofita (in un certo senso divertente fu ricevere, alcuni anni dopo una sua richiesta di collaborazione corredata da CV, presso l'agenzia di traduzioni dove attualmente lavoro):
secondo lui non avrei mai avuto spazio sufficiente per crearmi un piccolo mercato poiché vivere della professione di traduttore tecnico era impossibile: i posti erano ormai tutti presi e i salari mensili non consentivano neppure di sbarcare il lunario.
Ebbene, forse sono stata fortunata, non lo nego, ma nel giro di circa due anni possedevo già un ottimo parco clienti operanti nei settori informatico, editoriale, audiovisivi, turistico e legale, e tutto ciò sebbene traducessi dall’inglese e francese verso l'italiano - combinazioni linguistiche proverbialmente sature di traduttori o presunti tali.
Perché? Perché i consigli dispensati sono spesso dissuasivi, specialmente quando provengono da persone insicure delle loro possibilità e prive di creatività ed immaginazione.
Io, infatti, di fronte a queste difficoltà apparentemente insormontabili, decisi di agire nel modo seguente:
--imparai come fare un sito internet con un software “ben visto da Google” (non certo in Flash che era appariscente e alla moda ma che non permetteva ai robot di leggere quanto presente nelle pagine)
--imparai ad indicizzare il mio piccolo sito / la mia offerta di servizi di traduzioni con i mezzi che erano ancora allora leciti > creai delle ‘pagine satelliti’ (pages satellites), compilai delle liste di invio per e-mail marketing, sfruttando gli ultimi istanti di libertà sul Web, prima che lo spamming ‘criminale’ affondasse la pratica marketing di contattare eventuali clienti ricercando per ore ed ore e-mail su internet (passavo parte delle mie notti navigando su siti aziendali per ricercare figure importanti come direttori marketing, commerciali e altri responsabili, insomma i potenziali clienti).
Poi dal 2004 Internet non consentì più queste attività, specialmente in Italia dove Stefano Rodotà mise in atto la legge sulla privacy e quindi vietò l’utilizzo degli indirizzi e-mail personali. Per questa ragione mi convertii all’indicizzazione “classica” con regole d’oro che non intendo ovviamente rivelare e che sono sempre in continua evoluzione.
Ma nel frattempo mie ero gi creata un ‘buon parco clienti’ ed potetti così presentare la mia candidatura allo studio di traduzione Lipsie per iniziare con l'azienda una collaborazione fruttuosa che dura ormai da oltre 7 anni.
Le mie tariffe sono sempre state concorrenziali, ma mai “da fame”. E attualmente che la mia funzione è di ricercare e gestire traduttori professionali non voglio affatto convincerli ad accettare tariffe insensate anche se il contesto economico e l’atteggiamento di altri concorrenti lo potrebbe indure.
Come diceva lo scrittore inglese Ruskin “Non è saggio pagare troppo, ma è peggio pagare troppo poco. Quando tu paghi troppo, perdi un po’ di denaro, questo è tutto. Quando tu paghi troppo poco, a volte perdi tutto perché quello che hai comprato non è in grado di servire a ciò per cui è stato comprato”. E’ il cosiddetto caso del costo della mancanza di qualità (le coût de la non qualité).
In altre parole: “If you pay peanuts, you get monkeys.” (James Goldsmith)
Elisabetta Bertinotti
Project Manager
Lipsie Languages & Traduction-IN
32, bd Albert 1er - 06600 Antibes - FRANCE