mercoledì 21 aprile 2010

Come evitare i mancati pagamenti nel settore delle traduzioni ? Difficile dirlo

Ho letto con molta attenzione l’articolo ‘Affrontare i mancati pagamenti nel settore delle traduzioni (2)’ di Luca Luvisolo pubblicato sul suo blog Kommunika qualche giorno fa.

Il primo articolo della serie illustrava una specifica metodologia contabile per ammortizzare le conseguenze economiche di eventuali insoluti, e su questo al momento non mi soffermerò, visto che il mio intento principale attualmente è “prevenire anziché curare”.

Luca, analizzando l’odierno panorama in cui lavorano traduttori ed agenzie, riconosce che sempre più raramente viene instaurato un contatto diretto tra cliente e provider di traduzioni. Insomma Internet ci ha semplificato e aperto orizzonti insperati, ma ridotto quasi totalmente l’attitudine di conoscere a fondo i nostri clienti, sia sul piano personale, sia dal punto di vista societario.

Io non ho mai vissuto l’epoca in cui “si ritirava il lavoro e lo si riconsegnava prevalentemente a mano, ad aziende generalmente situate nelle proprie vicinanze”. E’ chiaro che una relazione così stretta consentiva di stringere rapporti personali autentici e di toccare veramente con mano il livello di serietà del proprio cliente.

Mi sono affacciata al mondo del lavoro proprio quando Internet e la tecnologia informatica stavano trasformandosi nel più rivoluzionario strumento di lavoro capace di annullare ogni barriera di spazio e tempo, creando il cosidetto telelavoro. Vi sono professioni che sono state più modificate di altre; tra queste è sicuramente quella del traduttore e dell’agenzia di traduzioni.

Personalmente, ho mosso i miei primi passi nel settore degli audiovisivi: non mi limitavo a tradurre testi nella mia lingua madre, imparai a seguire i doppiaggi in sala di registrazione, a gestire le sottotitolazioni e a realizzare io stessa i montaggi video, utilizzando sempre la nascente tecnologia digitale.

Un parallelismo piuttosto interessante può sussistere, infatti, tra il traduttore di ventanni fa, che ricercava i giusti termini su pesanti e polverosi dizionari, che scriveva a mano o a macchina da scrivere oppure digitava su pc con enormi schermi a sfondo nero e scritte verdi e il montatore audio-video della medesima epoca, figura professionale fondamentale in tutti i processi di postproduzione, che a sua volta maneggiava « pizze » (bobine), tagliava e incollava pezzi, e che se sbagliava - come spesso accadeva - doveva rifare tutto, sottoponendosi a ore e ore di interminabile lavoro….

Insomma si puo’ intravvedere il medesimo impegno, la medesima fatica e manualità; le due professioni sono evolute ed io le ho conosciute quando già tutto era gestito in maniera elettronica.

Ricordo che fino qualche anno fa, anche per noi agenzie di traduzioni fioccavano le richieste di clienti acquisiti o eventuali per fissare un incontro personale e creare un contatto diretto tra cliente fornitore. Attualmente ne visito ogni anno circa una decina, ma per ragioni logistiche ed economiche mi sposto unicamente per grandi progetti con grandi clienti, per mantenere un contatto o dare fiducia, mai per verificare se il cliente sia serio o per “toccare con mano la sempre mutevole realtà delle imprese”.

Immagino come per un traduttore sia difficile conoscere e visitare personalmente la propria clientela. Il numero di clienti per chi fa esclusivemente questa professione deve essere importante: come è possibile visitarne sia pur una piccola parte?

Sono d’accordo che il telefono può aiutare a sondare chi ci sta di fronte, a sentire chi risponde e con quale tono, a comprendere con quale genere di azienda stiamo trattando. E’ certo che offre un’immagine più reale del nostro interlocutore, ma spesso non è abbastanza.

Personalmente quando chiamo un’azienda e mi rendo conto che la telefonista si occupa anche di amministrazione mi sorge il sospetto che non sia una società seria; per non dire quando chiedo di parlare con il responsabile dei pagamenti fornitori e mi viene riferito che è disponibile solo un giorno alla settimana in part-time... In questi casi comincio a dubitare della solidità dell’azienda, ma purtroppo è troppo tardi: il servizio di traduzione è già stato realizzato e siamo in fase recupero crediti.

Luca parlava della modernità degli uffici, dell'età dei titolari, del loro coinvolgimento nel business ed altro... Ciò presume sempre una visita presso il cliente e questi dati non sono sempre facili da identificare, specialmente se ci intratteniamo solo un’oretta con loro.

E’ pur vero “che una relazione fondata solo su scambi di e-mail non può rispondere a quasi nessuna di queste domande”.

Per quanto riguarda il decoro degli uffici - senza fare nomi perché verrei tacciata di diffamazione - posso dire che ci sono aziende con ottimi indirizzi, in centro Milano, con spazi lavorativi splendidamente arredati, che utilizzano brochure e altro materiale marketing con la grafica più all'avanguardia del momento, che tuttavia non pagano i loro fornitori (io lo potrei testimoniare).
Queste aziende possono avere anche varie telefoniste, ben addestrate, con il linguaggio curato e il tono gentile, ma il discorso non cambia: non pagano i loro fornitori, non dico tutti, ma chi gli fornisce servizi come traduzioni no senz’altro.
Faccio l’esempio di un’azienda nel settore cosmetico, con cui ho avuto sempre il contatto con i titolari - sono due fratelli -, due persone apparentemente sempre gentili e disponibili… peccato che stiamo attendendo da parte loro, da oltre un anno, il pagamento di una grossa fattura.

Sono invece d’accordo che le aziende cosiddette virtuali il cui traffico telefonico è gestito da call center, sono pericolose e sovente costituite con il preciso scopo di durare poco.

Traendo spunto dalla frase di Luca “difficoltà economiche possono causare problemi di pagamento anche ad aziende ben strutturate e a imprenditori di specchiata credibilità”, ricordo una notissima azienda nostra cliente storica, operante nel settore ludico per bambini, gestita da una nota famiglia, che aveva acquistato anche la squadra di football locale, ebbene, dopo 2 anni di "purgatorio" in questi giorni è fallita definitivamente. Loro, ai tempi ci avevano pagato, ma hanno chiuso con un passivo di 50 milioni di euro verso le aziende creditrici…

Sono d’accordo con Luca che quando il cliente è di vecchia data è più facile gestire dei ritardi nei pagamenti, anche se per noi agenzie di traduzioni tutto diventa più complicato in quanto dobbiamo a nostra volta remunerare giustamente i nostri traduttori e fare da tesoreria ad aziende più grandi non è affetto salutare per il nostro business.

Detto questo, Luca attendo con estremo interesse la terza parte del suo articolo in quanto ritengo che "il bilancio e lo scambio di esperienze di pagamento con altri fornitori" siano veramente gli strumenti più efficaci al fine di evitare questi incresciosi problemi.

Elisabetta Bertinotti
Agence de traduction